Cronaca Cittadina I



Eianina - Frascineto: Voci Distanti (1400 - 1499)
Trascrizioni e riassunti di documenti originali e di stampa antica © 2002-2004 Alicia Bodily

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Lavoro in corso / Trabajo en curso / Work in progress

1400
1481
1491
1500
1550
1600 1700 1800 1900


1481

Notizie da fuori: Otranto, Valona, Cimara, Croia, Durazzo, Corfù (oggi Kérkira)
News from near and far: Otranto, Vlora, Himara, Kruja, Durrës, Corfu (actual Kérkira)

Giovanni Castriotti, figlio del fu Giorgio, detto Scanderbegh, sbarca in Albania
Giovanni Castriota, son of the deceased Giorgio, called Scanderbegh, disembarks in Albania

Italiano Moderno Español English

Extraits d'un recueil sous le nom de Stefano Magno / Extracts from a collection under the name "Stefano Magno"

(p. 229)
[1481] Domentre queste cose fusseno fatte, essendo Suliman Alibego Eunuco beglerberg de Grecia col molte vittualie vene alla Valona per mandar in sussidio della cittade de Otranto, ma visto el paise de Albania fu levado in rebellion, quale mandò alla cittade de Scutari et quella muni, per dubito quella non fusse occupada per ditti populli; questo se havea adì 15 Settembre.
Et avendo i popoli del paise fu de Zorzi Castriotti, ditto Scanderbegh, in ditta parte de Albania mandado in Apulia per Zuane suo fiolo che andasse à tuor 1 il dominio di quello, et atrovandose quello in campo con il ditto Duca di Calavria2, quello insieme con uno suo cusin et molti Albanesi havea con lui, homeni valenti, mandò con alcune galie dell' armata sua Regia in ditte parte, con le qual etiam mandò Clada da Coron, el qual era fugido dal Brazo de Maina, per le qual conduto fù ai confini de Durazo, inel paise fu del ditto suo padre, dove dismontò et per quelli popoli acetado fu per suo signor. Questo inteso el dito Beglerbeg, che era alla Vallona, per socorrer la cittade de Otranto, mandò uno suo Sanzacho con personne 2 mil in ditto paise per discasar quello; all'incontro del detto Zuane mandò di molta zente con uno valente suo capitanio in sopra un passo per devedar l'intrar in ditto paise, ma per el ditto Sanzacho quello fù rebatudo et preso con quasi tutti queli erano con lui. Questo inteso el ditto Zuane, posto in fuga deliberò ritornar in Apulia, ma confortado dai ditti popoli, offerendoli combater per lui, assumò grande esercito de popoli di quel paise, et andò all'incontro del ditto Sanzacho, et quello superò et dala man di quello recuperò el ditto suo capitanio et zente, et quello mal menado fugò. Questo fù de... Agosto, et con tal vigoria andò sotto la cittade de Croia fù de suo padre, et quella assaltò, ma trovandosi in quella molti Turchi ben in ordene, non la potè haver; queste se have adi 25 Settembre.
Interim, dapoi andado in ditta parte de Albania el ditto Zuan Castriotti, galie 4 Dell' armada Regia, che quello condotto havea in ditte parte con Clada da Coron, el qual fugido era dal Brazo de Maina, andò discorrendo per quelle marine a danni de Turchi, et passò de li da Valona, et andò ai monti di Cimera, posto alla marina ai confini del detto luogo de Valona, per el qual indutto fù i popoli di quella montagna, che sono più de ville 50, che discasarono Turchi et redasese in libartade, et con ditte galie andò al castello chiamato Cimara, principal fortezza di quella patria, et quello assaltò; per li insulti dela qual galie et rebellion de ditti popoli, el Subasi del ditto loco di Cimara, che era in quello, mandò a dimandar sussidio al ditto Suleiman Alibego Belgerbeg, che era ad ditto loco di Valona per mandar sussidio A ditta cittade de Otranto; el qual subito con Turchi 3 mila se ne passò in suo sussidio, all'incontro del qual i popoli della ditta montagna in compagnia con molti balestrieri de ditte galie se ne andò sopra un passo et quello inperò et prese con molti Turchi, et molti altri ne amazò, che furono fra presi et morti cerca 1000, et lo resto mal menadi fugò, Questo inteso il detto Subasi, essendo occupati i passi da terra per ditti popoli, con la fede de ditti popoli abandonò el ditto castello de Cimera, et con una barca andò a Corfù, dove zonse adi 31 Agosto. Abandonato quel Luogo, Clada predetto, che era con ditte galie, in quello intrò et ebbe etiam il

(p. 230) castello de Sopoto che era in ditte montagne; et per detto Zuan Castriotti dal ditto suo cusin impetrado havea el ditto Suliman, dantoli duc. 1500, i quali divise infra la sua zente (f. 218-220).
Domentre queste cose fusseno fatte, Antonio Victuri ambasador de Venitiani adi 26 Agosto arrivò a Costantinopoli, incontro del qual andò i Bassà con molti Turchi, et quello receva con grande honor, et molto più di quello era costretto per altri tempi a far ad algum ambasador, et adi 28 ditto insieme con Battista Gritti bailo4 de Venetiani andò alla presentia del ditto Baiagit5, el qual se levò in piè et vene in capo el mostabe6 ad incontrarlo, et colui conduse in sopra el suo mostabe et fè sentar uno per loi, al qual quelo expose con parole general, condolendose della morte del padre et congradulandose della succession sua, in donio et vittorie, deinde intrar inelle altre pratiche, quello i disse dovesse esser con i Bassà, per i qual tutto i sarla referido, et quel fè vestir de panno doro; et adi 29 et 30 detto fu insieme con i Bassa et intrò in le pratiche de confermar la pace fatta con suo padre, et per quello fu ditto per detto orator in rechiesto che restituir volesse la isola de Negroponte et le cittade de Albania che erano stà dominade per Venetiani, et si come a suo padre era sta restituide le cittade sue; altri disse rechiese volesse conciederne le isole della Cefalonia et Zante, acciò non capitasse in man dei altri et che remeter dovesse el resto de ducati 200 mil li era promessi dar ogni anno per parte delle franchisie; per i qual referido al ditto Baiazit, fo li risposo, come la ditta isola et cittade lui havea havudo per el dominio de suo padre (f. 222-223).
Recuperada la ditta cittade de Otranto, essendo stà preso inelle parte de Cimera el ditto Suliman Alibego Beglerbeg de Grecia, che era venuto alla Valona per socorrer ditta cittade, quello, per Zuan Castriotti che havuda havea inelle man, fù dado a quelli del' armada Regia per ducati 4 mila; el qual quello conduse al ditto duca di Calavria prizon, al qual quello offerse ducati 20 mila che lo lasasse; havesse adi 23 Settembre (f. 224).
Zuan Castriotti, ultra el paise fù del suo padre have a recuperado, hebbe el castello de Scaluxi fù del ditto suo padre, et sottomesse molto paise che non era stà de suo padre; questo se have adi 13 decembre.

(Fonte: Mnemeia Ellenikes Istorias: Documents inédites rélatifs à l'histoire de la Grèce au moyen âge. Konstantine N. Sathas, editor. Paris, 1884, vol. 6, cap. "ÉVENÉMENTS HISTORIQUES EN GRÈCE", pp. 229-230)

Annotazioni:

  1. 1tuor = tor: Nella lingua Veneziana significa "pigliare o prendere". Vedi G. Boerio, Dizionario del Dialetto Veneziano, p. 757. Ed. Giunti (ristampa anastatica dell'edizione 1856)
  2. 2Alfonso, figlio di Ferdinando I di Aragona (1458 - 1494).
  3. 3Per informazioni generali sui Turchi in Europa, vedi questo collegamento.
  4. 4bailo: "Titolo che davasi all'Ambasciatore della Repubblica Veneta residente presso alla Porta Ottomana". Vedi G. Boerio, op. cit. p. 56.
  5. 5Bayazit [Bayezit II] era figlio del già sultano Maometto II. Per una sintesi, vedi la recensione di Mario Biondi.
  6. 6mastaba o mastabah: Parola che deriva dall'arabo maçtabah. Nei paesi maomettani, un sedile fisso, comune nelle case e in posti pubblici. Per la definizione in linea, in inglese, vedi il dizionario DataSegment.
  7. Il Clada menzionato in questo documento è lo stesso che si sollevò in ribellione contro Venezia e contro i turchi nella Morea, perchè lui si era messo sotto la protezione di Venezia, ma nell'accordo con i Turchi del 25 gennaio 1478[79], Venezia lo abbandonò, dando loro le sue possessioni. La ribellione incominciò il 9 ottobre 1480. Vedi Sathas v. 6, pag. 220-221.


Notizie da fuori: Otranto, Valona, Cimara (Cimera), Croia, Durazzo, Corfù (oggi Kérkira)

Giovanni Castriotti, figlio del fu Giorgio, detto Scanderbegh, sbarca in Albania
Traduzione di Fred Candreva

(p. 229)
[1481] Mentre questi avvenimenti accadevano, essendo Suliman Alibego Eunuco Beglerberg di Grecia venuto con molte vettovaglie a Valona per mandare aiuto alla città di Otranto, ma visto che l’Albania si era sollevata in ribellione, egli mandò i rifornimenti alla città di Scutari, per dubbio che essa non venisse occupata dai detti popoli; questo avveniva il 15 Settembre.
I popoli dei paesi che furono sudditi di Giogio Castriota, detto Scanderbegh, in quella parte di Albania mandarono in Puglia per Giovanni suo figlio che venisse a prendere il suo dominio, e trovandosi lui in campo con il detto Duca di Calabria, questi insieme con un suo cugino e molti Albanesi che aveva con lui, uomini valenti, mandò con alcune Galere della sua Regia Armata in dette parti, con le quali mandò anche Clada da Corone, il quale era fuggito dal Braccio della Maina, con le quali fu condotto fino a Durazzo, nel paese che fu di suo padre, dove sbarcò e fu accettato da quei popoli come loro signore.
Avendo il Beglerbeg saputo di ciò, mentre era a Vallona, per soccorrere la citta di Otranto, mandò (un suo) Sangiacco con 2 mila persone in detto paese per scacciarlo; all’incontro del detto, Giovanni mandò un suo valente capitano con molti uomini in modo di tagliar l’entrata in quel paese, ma quello (il capitano) fu sconfitto e preso con quasi tutti i suoi uomini dal detto Sangiacco.
Avendo Giovanni saputo questo, messo in fuga deliberò ritornare in Puglia, ma confortato dai popoli di quel paese, che offrirono di combattere per lui, si mise a capo di un grande esercito di uomini del detto paese, e andò incontro al detto Sanzacho, e lo sconfisse e liberò il suo capitano ed uomini, e quello malmenato se la svignò. Questo avvenne in. . . Agosto, e con tanto vigore raggiunse la città di Croia che fu di suo padre, e la assalì, ma essendo questa ben difesa da numerosi Turchi, non potè conquistarla; questo avvenne il 25 Settembre.
Nel frattempo, dopo essere andato in detta parte di Albania il detto Giovanni Castriota, le 4 galere Dell’armata Regia, che l’aveva condotto in dette parti con Clada da Corone, il quale era fuggito dal Braccio della Maina, andò scorribando per quei mari a danno dei Turchi, e passò da li a Vallona, ed andò ai monti della Chimara, posto nei mari adiacenti della detta Vallona, dove fu accolto dai popoli di quella montagna, che sono più di 50 borghi, che avevano scacciato i Turchi e riacquistata la libertà, e con le dette galere andò al castello chiamato Chimara, principal fortezza di quella nazione, e l’assalì; per gli assalti di quelle galere e le ribellioni di detti popoli, il Subasi del detto luogo di Chimara, che era lì, chiese aiuto al detto Suleiman Alibego Belgerberg, che era a Vallona per aiutare la città di Otranto; questi subito prestò aiuto con 3 mila Turchi, all’incontro del quale i popoli della detta montagna in compagnia di molti balestrieri dalle dette galere salì un passo e lo dominò e prese con molti Turchi, e molti altri uccise, che fra catturati e morti erano circa 1000, ed il resto malmenati fuggirono. Avendo il Subasi saputo questo, ed essendo i passi da terra occupati da detti popoli, con salvacondotto di essi abandonò il castello di Cimera, e con una barca andò a Corfù, dove giunse il 31 Agosto. Il predetto Clada che era con le dette galere, abbandonato quel luogo entro’ in quello [ castello di Cimera? ] entrò ed ebbe anche il

(p. 230)
castello di Sopoto che era in dette montagne; e per il detto Giovanni Castriota dal detto suo cugino, ottenuto supplicando aveva il detto Souliman, dandogli 1500 ducati, I quali divise tra la sua gente (f.218-220).
Mentre tutto ciò avveniva, Antonio Victuri, ambasciatore dei Veneziani, arrivò a Costantinopoli il giorno 26 Agosto, al quale andò incontro il Bassà con molti Turchi, e lui ricevette con grande onore, (e) molto di più che non fosse costretto in altri tempi a fare per alcun ambasciatore, ed il giorno 28 di detto (mese di Agosto), insieme a Battista Gritti, bailo [ambasciatore] dei Veneziani, andò alla presenza del detto Baiagit, il quale si alzò in piedi e venne con un sedile avanti ad incontrarlo, e lo condusse sopra il suo sedile e fece seder uno per lato, al che espose con parole generali, condoglianze per la morte di suo padre e congratulazioni per la sua successione, in dominio e vittorie, per poi entrar in altri argomenti gli disse di stare con il Bassà attraverso il quale tutto gli sarebbe riferito, e lo fece vestire di panni dorati; ed il giorno 29 e 30 detto rimase insieme ai Bassà ed entrò nei fatti di confermare la pace fatta con suo padre, e da quello gli fu detto che si volesse restituire l’isola di Negroponte e le città di Albania che erano state dominate dai Veneziani, così come a suo padre furono restituite le sue città; altri dissero che richiese se volessero concedere le isole di Cefalonia e Zante, così che non cadessero in mano ad altri e che dovrebbero rimettere il resto dei 200 mila ducati che gli erano promessi (dar) ogni anno come franchigie; il che riferito al detto Baiazit, li fu risposto, come la detta isola e città lui l'aveva avuto attraverso il dominio di suo padre (f.222-223). Recuperata la detta città di Otranto, essendo stato preso in quelle parti di Chimara il detto Suliman Alibego Beglerbeg di Grecia, che era venuto a Vallona per soccorrere detta città, quello, attraverso Giovanni Castriota che lo aveva avuto in sue mani, fu dato a quelli dell’armata Regia per 4 mila ducati; la quale quello portò al detto Duca di Calabria prigioniero, al quale quello offerse 20 mila ducati che lo lasciasse; era il giorno 23 Settembre (f. 224).
Giovanni Castriota, avendo ricuperato (oltre) il paese che fu di suo padre, ebbe il castello di Scaluzzi che fu del detto suo padre, e sottomise molti paesi che non erano stati di suo padre; questo avvenne il giorno 13 Dicembre.

Vedi le annotazioni nella versione originale


Noticias de cerca y lejos: Otranto, Valona, Cimera, Croia, Durazzo, Corfú (hoy Kérkira)
Juan Castriota, hijo del difunto Giorgio, llamado Scanderbegh, desembarca en Albania

Extractos de una colección bajo el nombre de "Stefano Magno"

(p. 229)
[1481] Mientras ésto estaba sucediendo, Suliman Alibego Eunuco beglerberg de Grecia, que se encontraba con muchas vituallas, vino a Valona para ir a ayudar a la ciudad de Otranto, pero encontrando que el país de Albania se había levantado en rebelión, las mandó a la ciudad de Scutari y la aprovisionó, en caso de que fuera ocupada por dichos pueblos; esto aconteció el día 15 de septiembre.
Y habiendo los pueblos del país [zona] que fue de Jorge Castriotti, dicho Scanderbegh, en dicha parte de Albania mandado a Apulia a buscar a Juan su hijo para que fuera a tomar posesión de él [país, zona], y encontrándose él acampando con el dicho Duque de Calabria1, aquél junto con un primo suyo [de Juan] y con muchos Albaneses que tenía consigo, hombres, valientes, los mandó con algunas galeras de su Regia armada a dichas partes, con las cuales también mandó a Clada de Corone, quien se había fugado del Brazo [península] de Maina, por quien [Juan] fue conducido a los confines de Durazzo, en el país [zona] que fue del dicho padre suyo, donde desembarcó y por esos pueblos fue aceptado como señor propio. Habiendo entendido ésto el dicho Beglerbeg, que estaba en Vallona, para socorrer la ciudad de Otranto, mandó un Sanzaco suyo con 2 mil personas para desalojarlo; para oponer al dicho [Sanzaco] Juan mandó a mucha gente con un valiente capitán suyo sobre un paso para impedirle entrar en dicho país, pero el Sanzaco venció al dicho [capitán] y apresó a casi todos los que estaban con él. Cuando Giovanni, que estaba huyendo, lo supo, pensó volver a Apulia [Puglia], pero confortado por dichos pueblos, que le ofrecieron combatir por él, reunió un gran ejército de gentes de aquella zona, y fue al encuentro del dicho Sanzaco, y lo venció y de la mano del Sanzaco recuperó al dicho capitán y gente, y el Sanzaco maltrecho huyó. Esto fue el ... de agosto, y con tal energía descendió a la ciudad de Croia que fue de su padre, y la asaltó, pero encontrándose en ella muchos turcos bien preparados, no la pudo conseguir; estas cosas sucedieron el día 25 de septiembre.
En el ínterin, habiendo ido a dicha parte de Albania el dicho Juan Castriotti, con 4 galeras De la armada Regia, que había conducido a dichas partes con Clada de Corone, que se había escapado del Brazo de Maina, después anduvo recorriendo a lo largo de las costas a daño de los turcos, y pasó de ahí de Valona, y fue a los montes de Cimera, un lugar en la marina en los confines del dicho lugar de Valona, a quien se agregaron los pueblos de aquella montaña, que son más de villas 50, que deshabilitaron a los turcos para que [Juan] actuara con libertad, y con las dichas galeras fue al castillo llamado Cimara, principal fortaleza de aquella ciudad [pueblo], y lo asaltó; a causa de los asaltos de las galeras y la rebelión de dichos pueblos, el Subasi de dicho lugar de Cimara, que estaba allí, mandó a buscar ayuda del dicho Suleimán Alibego Belgerbeg, que estaba en el dicho lugar de Valona para enviar ayuda a la dicha ciudad de Otranto; quien enseguida con 3 mil turcos fue en su ayuda, al encuentro del cual los pueblos de la dicha montaña en compañía de muchos ballesteros de dichas galeras [Juan] se fue sobre un paso y lo venció, y apresó a muchos turcos, y a muchos otros los mató, resultando entre presos y muertos cerca de 1000, y el resto maltrecho huyó. Cuando el dicho Subasi se dio cuenta, estando ocupados los pasos por tierra por las dichas gentes, con la promesa de dichas gentes abandonó el dicho castillo de Cimera, y con una barca se fue a Corfú, donde llegó el día 31 de agosto. Cuando el lugar quedó abandonado, el predicho Clada, que estaba con las galeras, entró en él y tuvo también el

(p. 230) castillo de Sopot che estaba en esas montañas; y para el dicho Juan Castriotti, [Cladas] de su dicho primo [del primo de Juan?] había obtenido [con súplicas] el dicho Sulimán, dándole 1500 ducados, que repartió entre su gente (f. 218-220).
Mientras estas cosas sucedían, Antonio Victuri embajador de los venecianos el día 26 de agosto llegó a Constantinopla, a encuentro del qual fue el Bassà con muchos turcos, y lo recibió con gran honor, y mucho más de lo que había sido obligado en otros tiempos a hacer con otros embajadores, y el día 28 del mismo, junto con Battista Gritti bailo de los venecianos fue en presencia del dicho Baiagit2, quien se puso en pie y lo fue a saludar, y con él llevó su propio mostabe3, e hizo colocar uno para él [Vitturi], a quien [Vitturi] le expuso con palabras en general, condoliéndose de la muerte del padre y felicitándolo por su sucesión, en dones y en victorias, y de ahí pasó a otros temas, y le dijo que debería estar con los Bassà, por lo cual le daría todo lo necesario, y lo hizo vestir de paños de oro [posiblemente una investidura caballeresca]; y en los días 29 y 30 del mismo fue junto con los Bassa y entró en negociaciones para confirmar la paz hecha con su padre, y por éso le fue dicho por el mismo orador [veneciano] como habiéndosele pedido que restituyera la isla de Negroponte y las ciudades de Albania que habían sido dominadas por los venecianos, así como a su padre se le habían restituido las ciudades suyas; otro dijo que [Vitturi] había pedido si quería darle las islas de Cefalonia y Zante, para que no cayeran en manos de los otros, y que debía devolver el resto de los 200 mil ducados que había prometido darle cada año por parte de las franquicias; lo cual habiéndosele referido al dicho Baiazit, le fue dicho en respuesta [a Vitturi], que a la dicha isla y ciudades él las había tenido porque había sido dominio de su padre (f. 222-223).
Recuperada la dicha ciudad de Otranto, estando preso en las zonas de Cimera el dicho Suliman Alibego Beglerbeg de Grecia, que había venido a Valona para socorrer a dicha ciudad, éste [el Beglerbeg], por Juan Castriotti que lo tenía en sus manos, fue dado a los de la armada Regia por 4 mil ducados; quien [la armada] lo condujo a la prisión del dicho duque de Calabria, al cual aquél [el Beglerbeg] le ofreció 20 mil ducados para que lo liberara; ésto ocurrió el 23 de setiembre (f. 224).
Juan Castriotti, además de recuperar la zona que fue de su padre, tuvo el castillo de Scaluxi [Stalizi al norte de Croia?] que había sido de su difunto padre, y sometió a muchos pueblos que no fueron de su padre; ésto ocurrió el día 13 de diciembre.

Notas:

  1. 1Alfonso, hijo de Ferdinando I de Aragón (1458 - 1494).
  2. 2Bayazit [Bayezit II] era hijo del entonces difunto sultán Mahomet II.
  3. 3Palabra derivada del árabe maçtabah, "banco grande de piedra". En los países maometanos, un asiento fijo, común en demoras y en lugares públicos. Fuente: DataSegment en línea (en inglés).
  4. El Clada mencionado en este documento es el mismo que se levantó en rebelión contra Venecia y contra los turcos en la Morea, porque se había puesto bajo la protección de Venecia, pero en el acuerdo del 25 de enero de 1478[79] con los Turcos, Venecia lo abandonó, dándole las posesiones de Cladas. La rebelión empezó el 9 de octubre 1480. Véase Sathas v. 6, pág. 220-221.


News from near and far: Otranto, Vlora, Himare, Kruja, Durrës, Corfu (actual Kérkira)
Giovanni Castriota, son of the deceased Giorgio, called Scanderbegh, disembarks in Albania
Translated by Fred Candreva

(p. 229)
[1481] While these events were unfolding, Souliman Alibego Eunuco Beglerberg1 of Greece had come with plenty of supplies to Vlora in order to send help to the city of Otranto, but, since Albania had risen in rebellion, he sent the supplies to the city of Shkodra, for fear it would be occupied by those populations; this happened on September 15.
The population of the towns which were the subjects of Giorgio Castriota, known as Skanderbegh, in that part of Albania, sent in Puglia for Giovanni his son to come and claim his domain, and being he in camp with the Duke of Calabria2, this (Giovanni) and a cousin of his with many Albanians who were with him, men of valor, he (the Duke) sent (them) with a few galleons of the royal fleet to said parts, and sent with them also Clada3 from Corone, who had fled the Braccio di Maina, and they reached Durrës, in the country that was his father’s, where he landed and was accepted by the people as their prince (lord).
When the Begleberg heard of this, while at Vlora, to help the city of Otranto, he sent (his) Sanjak4 with 2 thousand men to said town to remove him; to meet him, Giovanni sent a valiant captain with numerous men so that they could cut him off at the entrance of town, but the captain was taken prisoner with all his men by the Sanjak.
When Giovanni learned of this, he thought of fleeing back to Puglia, but conforted by the people of that place, who offered to fight for him, headed a great army of men of the said place, and went to meet the Sanjak, and defeated him and freed his captain and men, and he (the Sanjak) roughed up fled. This happened in . . .August, and with such vigor he reached the city of Kruje, which belonged to his father, and assaulted it, but this was well defended by numerous Turks and he could not conquer it; this happened on September 25.
Meantime, after having been in said parts of Albania, Giovanni Castriota with the 4 galleons of the Royal Armada, which had taken him to the said areas with Clada from Corone who fled from the “arm of Maina”, went marauding those seas wreaking damage to the Turks, and proceeded from there to Vlora, and on to the mountains of Himare, situated on the seas adjacent to Vlora, where he was well received by the people of those mountains, which comprises more than 50 towns, and who had pushed out the Turks and had won freedom, and with the said galleons went to the castle known as Himare, principal fortress of that nation, and attached it; because of the assaults of the galleons and the uprising of the people, the Subasi of Himare requested assistance from Souliman Alibego Belgerberg, who was at Vlora to aid the city of Otranto; he obliged with 3 thousand Turks, who were met by the people of those mountains together with many archers from the galleons over a pass and dominated and many Turks were taken and many others killed, making between dead and prisoners about 1000, while the others, beaten, fled. When Subasi learned of this, and since the land passes were occupied by the said peoples, with their permission he abandoned the castle of Himare, and with a small boat went to Corfu, where he arrived on August 31. Clada who was with the galleons, entered the castle of Himare and also took the

(p. 230)
castle of Sopot which was in the mountains; and for Giovanni Castriota, his cousin (Giovanni's) had obtained from Souliman 1500 ducati, which he distributed among his men (f.218-220) (The sense is that Souliman had begged for mercy from Giovanni through Giovanni's cousin, giving him 1500 ducats.).
While all this was happening, Antonio Victuri, ambassador of the Venetians, arrived at Constantinople on August 26, and Bassà met him accompanied by several Turks, and rendered great honor, much more than he was obliged to do on other ocassions for any other ambassador, and on the 28th day of said (month of August), together with Battista Gritti, bailo

  • 5 of the Venetians, went before Baiagit6, who rose to his feet and met him in front of the mostabe7, and ushered him onto his mostabe and had them sit on either side of him, then (Victuri) began in general terms, by expressing condolences for the death of his father and congratulations for his succession, in dominion and victories, and later by taking up other subjects (Bayazit) told him to stay with the Bassas through whom he would be briefed fully, and had him clad in golden clothes; and the 29th and 30th of the month he remained with the Bassas and discussed the confirmation of the peace negotiated with his father, and was told by him (Bassa) that the island of Negroponte and the Albanian cities dominated by the Venetians would be returned, just as his cities had been returned to his father; some said that he asked if they would be willing to cede the islands of Chefalonia and Zante, so they would not fall in the hands of others and that they should be remitting the balance of the 200 thousand ducati which had been promised (be given) yearly as franchise; all this having been told Baiazit, he answered him (Victuri), that he had received the said island and city through the dominion of his father. (f.222-223)
    Having recovered the city of Otranto, and having captured Souliman Alibego Beglerbeg of Greece, who had come to Vlora to the aid of the said city (Otranto), Giovanni Castriota who held him (Souliman), gave him (Souliman, as prisoner) to the Royal Armada for 4 thousand ducats; this one took him to the Duke of Calabria as prisoner, and he (Souliman) offered him (the Duke) 20 thousand ducats to set him free; the date was September 23 (f.224).
    Giovanni Castriota, having recovered more than his father’s city, held the castle of Scaluzzi which was his father’s, and subjugated many towns which were not his father’s; this happened on December 13.

    Notes:

    1. 1For the meaning of the term "Beglerbeg", see Brewer's Dictionary or the DataSegment online dictionary.
    2. 2Alfonso, son of Ferdinand I of Aragon (1458 - 1494).
    3. 3The Clada mentioned in this document is the same who headed a rebellion against Venice and against the Turks in the Morea. He had placed himself under the protection of Venice, but in the agreement of January 25, 1478[79], Venice abandoned him, giving the Turks his possessions. The rebellion began on October 9, 1480. See Sathas v. 6, pp. 220-221. The assistance Cladas gave to Giovanni Castriota is an illustration of a daring act towards someone with whom he had something in common. The Albanian warriors and those dispersed in the Levant knew one another enough to jump to the other's aid. The immediate response of the people in the more than 50 villages to support Giovanni also speaks of a conscious sense of common identity.
    4. 4Some of the vocabulary pertinent to these circumstances is found in the Glossary of the site The Fall of The Medieval Kingdom of Hungary: Mohacs 1526 - Buda 1541.
    5. 5bailo: "Title that was given to the Ambassador of the Venetian Republic who resided at the Ottoman Door". See G. Boerio, op. cit. p. 56.
    6. 6Bayazit [Bayezit II] was the son of the deceased sultan Mohammed II.
    7. 7For the meaning of the term "mostabe", modern "mastaba" or "mastabah", see DataSegment online dictionary.
    8. There is background information on this part of history in the 1911 Edition of the Encyclopedia Britannica under "Scanderbeg", towards the end of the entry. A.B.

  • 1491
    Originale - Español - English

    In Contrata Paratitii

    Item, habet Petru. unu. t[errito]r[i]u[m] tumulataru. quindecim ut circa ad mensura. napolitana. qui vulgariter dicta t[er]ra vocatur la terra deli Paratizzi jux t[er]ras Jllorum de domo de cozzo limite mediante jux[ta] t.ras Aloisi della tigana limite mediante: jux. t.ras D.ni Adriani musitani limite mediante jux. viam vicinalem confinando dicta via com vinea raynaldi de chello censuali ad decima. abbatie santi Basilii: [...] d[.] via cu. petio uno t[er]rarum eiusde. Abbatie S.ti Basilij

    T[er]ritorium s[an]ti quaranta sic dictu.

    Incipit ter]ritorium s[anc]torum quadraginta martiru. a mole[n]dino antiquo seu Serra Fraxineti jux varcu. et transit flumen ab alio latere et ascendis mont. sursum christa christa usq. ad sellatam et vadis sursum usq. ad frontispitiu. limitis confinando dictum similite. cum heredibus vermilij de aloya et vadit per limitem usq. ad planum quod planu. est curie temporalis cassanem et voluit lassando [detr.?] Eianu. ad manu. sinixtram et vadit versus Petram molendinorum et vadit sursum christa christa montis aqua pendenti. ad manum dexteram totum est ecclesi. s.ti qurarant. Et deinde vadit sursum et summit similem Et deinde vadit ultra sursum et summit quoddam fossicellum supra quo. extam due arbores magnæ de cersa crucis signato + Et vadit per directum ad Petreram molindinorum et descendet a dicta Petrera Infra ad viam veteram et vallonum et per directum semper per dictam viam veteram vadit usq. ad fronstispitium ecclesiæ predictorum S[anc]torum quadraginta martirum: que ecclesia ad huc extat (diruta tamen) Et remanet dicta ecc[lesi]a ad manum dexteram distans a via per sactum lapidis: Et deinde descendit per directum via via usq. ad viam usatam et hodierna que venit a Petrera supradicta et vadit Cstrovill[ari] et vadit usq. ad Pratum Nicolai campanelli et Hinc cipit caput limitis et revertis retro per limitem confinando cum t.ris sancti Leonardi de castrovillare et vadit usq. ad viam publicam qui ducit ad Cassanu. et vadit usq. ad varcu. fluminis Fraxineti et ad molindinu. antiguu. seu serram a qua incipit dictu. territoriu. quod sic totum includitur et est ?f.quens me.sæ ad cuius utilitatem adit et sunt tumulataru. ?? centinarum vel circa ad mensura. neapolitanam.
    (continua)

    1

    Capitoli et ordinationi Initi et formati fra lo R.mo Mons. thomacello di Neap[oli]. e'[pisco]po di Cassano utile signore del casale di Frassinito ex una et l'Albanisi in ditto Casale habitante ex altera, sub anno Domini MCCCCLXXXXJ sunt ista vz [videlicet]

    1. In primis si ordina che dicti Albanisi promettano de osservare che siano tenuti a pagare anno quolibet alla corte episcopale t[a]r[ì] uno per Ciaschuno pagliaro edificato overo da edificarsi in detto casale per tutto Il mese dagosto sotto pena di carlini quindeci per Ciaschuno ~.

    2. Ite[m] promettono detti albanisi alla predetta corte e[piscop]ale una giornata per pagliaro anno quolibet o.vero gr[ana] cinque per giornata per tutto lo mese de Agosto ad [u...] di detta corte sotto pena di carlini cinq. per ciaschuno contraveniente.

    3. It[em] Promettono detti Albanisi et si obligano d'osservare ciaschuno Albanese habitante In ditto casale sia tenuto pagar la decima questa anno quolibet alla detta corte episcopale di tutti frutti farano com'o, grano: orgio: legumi: Miglio: et lino alla misura napoletana alla pena di Carlini quindeci: laquale decima siano tenuti portare detti Albanesi In Castro[villari] a loro spese et consegnare alla detta corte.

    4. It[em], s'ordina et so convenuti di pagar detti Albanesi la decima delli animali modo infrascripto vz che de Ciaschuno vitello debbiano pagar gr[ana] cinqu. per ragione di decima delle Pecore Capre et porci dello allevo faranno d'ogni dieci pagar uno lo miglio, delli otto pagheranno uno lo mezano: delli setti uno il piggio: et delli setti abascio, d'ogni uno pagarano grano uno: Et ciaschuno albanese fraudarà detta decima cascherà alla pena d'unze due.

    5. Ite[m] sono convenuti che nelli anni che sarà intrate de ghianda che s'habia da fare apprezzare detta ghianda et ascendendo alla summa di tumula ducento che siano tenuti detti albanesi darne alla episcopale corte tumula cento da doverse cogliere per detti albanesi in detto casale, et quella fosse piu di ducento tumula sia di detti albanesi et essendo manco di ducento tumula no[n] siano tenuti detti albanesi in casa alcuna a detta corte Ma che no[n] possano ne cogliere ne pascolare detta ghia[n]da si prima no[n] sia apprezata sotto la pena di carlini qu[in]deci.

    6. Ite[m] si ordina et comanda che niuno albanese habitante in ditto casale possa vendere vestouaglie ghiande bestiame ad altre persone che a quelli de lo casale senza licentia espressa di detta corte, et volendo essa corte comperarlo p[er] lo prezzo valeranno desti vistuaglie et bestiame sianto tenuti venderli a detta corte et chi contravenerà caschi alla pena di unza una per ciaschuna volta.

    7. Ite[m] si ordina et comanda che detti albanesi sianto tenuti inchiudere tre salmi di paglia di grano et una di orgio per ciaschuno pagliaro et quella tenut[a] per uso di detta corte anno quolibet.

    8. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi siano tenuti pagar' per Ciaschuno pagliaro Pollastro uno alla e[pisco]pale corte quolibet anno sotto la pena di detti carlini cinque.

    9. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi siano tenuti quolibet anno fare tre presenti a detta corte vz Natale Pascha resurrectionis Et St.a Maria di Cassano videlicet Nativitatis eiusdem Et ciaschuna volta p[rese]ntare galline quattro: et uno Capretto i[n] comune et quattro ova per pagliaro. Alla pena di Carlini quindeci per ciaschuna volta si contravenerà.

    10. Ite[m] si ordina et comanda che detti albanesi siano tenuti portare legnami che fosse bisogno per lo molino dela corte in detto casale et conciare lo Aquaro et portare la Petra quante volte bisognasse per bisogno di detto molino a loro fatiche et spese , et simil[ite]r siano tenuti detti albanesi portare legname per lo bisogno dello battendiere quando la corte ce lo facesse; Alla pena di unza una per Ciaschuna volta si contravenerà.

    11. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi non possano allogiare nessuno in detto casale più che una notte senza esp[re]ssa licentia della corte et di soi officiali alla pena de Carlini quindeci.

    12. Ite[m] si ordina et comanda che accaschando alchuna bestia scaditizza i[n] detto casale che statim et In continenti la debbiano revelare alla corte, ovvero a soi officiali Alla pena di unza una.

    13. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi ovvero alchuno di loro portassero alchuna bestia jomentina, Cavallina, somarina et Bovina, laqual si dicesse haverla comprata ad altro loco, che debiano portare Patente scritta et che faccia fede da chilhave comprata, sotto pena di p[er]dere detta bestia, eccetto se fosse comperata a Mercato pu[bbli]co.

    14. Ite[m] si ordina et comanda che si li bestiami di detti Albanesi faran[n]o damno ad alcuno, Essendo bestiame grossa come se vacch[e], Bovi, jumente, Cavalli, et somarri, si serà di notte pagaranno gr[ana] dieci per Bestia alla corte di pena et pagarà lo damno allo Patrone; Et si sarà di giorno paghi gr[ana] cinqu[e] per bestia, et lo damno allo Patrone, Et lo bestiame piccolo come so Pecore, Porci et Capre fa[ce]ndo damno pagaran[n]o di pena gr[ana] doi per capo di bestia et se farcir. lo damno allo Patrone, Et questo si Intende qu[an]do seranno accusati per quello haverà havuto Il Damno et Infra thre giorni l'accusatore remettesse, l'accusa che detti Albanesi no[n] siano tenuti a pagar eccetto la cassatura.

    15. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi no[n] permettano de fare guastare lo acquaro dello molino dallo loro bestiame In nulla parte di esso Acquaro, sotto pena di Carlini XV per Ciaschuna volta ce sarà da[m]nificato.

    16. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi dicendo parole jngiuriose luno à laltro o. vero di dessero di mano accusandosi et jnfra tre giorni no[n] pentesiero la accusa siano tenuti pagare t[ar]ì uno per homo accusato, Et pentindosi fra tre giorni pagheran[n]o gr[ana] doi per la Cassatura.

    17. Ite[m] si ordina et com[an]da a detti Albanesi sotto pena di una unza per Ciaschuno, che no[n] sia nessuno di detto Casale che presuma accusare ne domandare giustizia alchuna ad altr[i] giudici che a Mons[ign]ore ovvero suo officiale tanto de Civile, come di Criminale senza espressa licentia de sua R[everendissi]ma S[igno]ria o[v]vero di sui officiali.

    18. Ite[m] si ordina et comanda che detti Albanesi o alchuno di loro volesse partire da detto casale, no[n] possa vender ne pigliare maise o[v]vero seminati ad altre persone che alli medesimi Albanesi habitanti in ditto casale et con espressa licentia della corte et soi officiali Alla pena di perdere tutto quello havesse venduto, Et la vendita fosse nulla, Et quello che lo comperasse perderà lo prezzo.

    19. Ite[m] si ordina et concedesi a detti Albanesi per detta corte che possano lavorare et Cultivare tutti terreni et t[er]ritorij pertinenti a detto casale, Et di tutti quelli terreni che lavoraranno pagare la giusta Decima delli frutti perceperanno dalli detti terreni lavorati.

    20. Ite[m] si concede a detto casale et Albanesi habitanti in esso, che debbiano essere franchi tre persone vz lo Preccia che per quel tempo starà in detto casale lo Camarle[n]go, et lo Baglivo Durante lo loro offitio, li quali saranno essenti da ogni Pagam[en]to.

    21. Ite[m] si ordina et comanda nullo delli Albanesi di detto Casale presuma tagliare Cerque né altra natura di arbore fruttante essistenti i[n] lo distritto et territorio di detto Casale Alla pena di quattro unze.

    22. Ite[m] si ordina et comanda che Ciaschuno albanese che facesse vaselli di Ape in detto territorio, sia tenuto a pagar la Decima anni quolibet della Cera, mele, et deli sciami perveneran[n]o da altri vaselli: Alla pena di quindeci Carlini.

    23. Ite[m] si ordina et comanda che tutti Albanesi si faran[n]o horti di Zafferana in ditto territorio, siano tenuti a pagare la decima anno quol[ibe]t alla detta corte. Alla pena di Carlini quindeci.

    24. It[em] si ordina et comanda che lo Camarlengo serà in detto Casale habia da pigliare fedelmente tutte accuse ch[e] fossero fatte contra li Albanesi: Et quelle debia revelar[e] allo conservatore di detto Casale in spacio di doi giorni Et fando lo contrario detto camarlingo cassara alla pena de una unza.

    (Continua)

    Fonte: Codice delle capitolazioni di Cassano


    1

    Capítulos firmados entre el Reverendísimo Obispo de Cassano Monseñor Tomacello de Nápoles, Señor del Casal
    de "Frassinito" de una parte, y los Albaneses en el dicho Casal habitantes, año 1491

    son éstos, es decir:

    1. Primero, se ordena que los dichos albaneses prometan observar que están obligados a pagar a la corte episcopal un tarí por cada choza ["pagliaro"] edificada o por edificarse en el dicho Casal por todo el mes de agosto bajo pena de quince carlinos por cada uno.

    2. Item, prometen los dichos albaneses a la predicha corte episcopal una jornada por choza o cinco granos por jornada por todo el mes de agosto a utilidad de dicha corte bajo pena de cinco carlinos por cada contraveniente.

    3. Item, prometen dichos albaneses y se obligan a observar que cada albanés habitante en dicho Casal sea obligado a pagar el diezmo justo cada año a la dicha corte episcopal de todos los frutos producidos, cual grano, avena, hortalizas, mijo y lino a la medida napolitana, bajo pena de quince carlinos, el cual diezmo deberán llevar dichos albaneses a Castrovillari a costo propio y consignarlo a dicha corte.

    4. Item, se ordena y han convenido de pagar los dichos albaneses la décima parte de los animales en el modo siguiente: Que de cada ternero deban pagar cinco granas[,] por diezmo de las ovejas, cabras y cerdos que se críen de cada diez deberán pagar el mejor, de ocho pagarán uno de mediana calidad, de siete, uno [que sea el] peor y de seis abajo pagarán un grano y cada albanés que no pague el dicho diezmo tendrá la pena de dos onzas.

    5. Item, han convenido que en los años que haya entradas de bellotas, que se haga apreciar dicha bellota y que subiendo a la cantidad de doscientos túmulos, dichos albaneses tengan que dar a la corte episcopal cien túmulos que deberán ser recogidos por los albaneses en dicho casal, y si fuera más de doscientos túmulos, que sea de dichos albaneses, y si fuera menos de doscientos túmulos, que los albaneses no tengan obligación de pago alguno a dicha corte, pero que no puedan ni recoger ni usarla para alimentar [los animales] sin primero ser apreciada, so pena de quince carlinos.

    6. Item, se ordena y comanda que ningún albanés habitante en dicho casal pueda vender vituallas, bellotas, [o] animales a otras personas más que a los del casal sin licencia expresa de la corte, y que si la corte les quisiera comprar a un precio que valgan las dichas vituallas y bestias, que deban venderlas a dicha corte, y el que contravenga sufra la pena de una onza por cada vez.

    7. Item, se ordena y comanda que dichos albaneses deban incluir tres salmos de paja de grano y una de avena para cada choza y para la choza mantenida para uso de dicha corte cada año.

    8. Item, se ordena y comanda que dichos albaneses deban pagar por cada choza un pollo a la corte episcopal cada año bajo pena de cinco carlinos.

    9. Item, se ordena y comanda que dichos albaneses deban cada año hacer tres regalos a dicha corte, verbigracia: Navidad, Pasqua de la resurrección, y S. María de Cassano, es decir el día mismo de Navidad y cada vez presentar cuatro gallinas, y un cabrito en común y cuatro huevos por choza. So pena de quince carlinos por cada contravención.

    10. Item, se ordena y comanda que dichos albaneses deban llevar la leña necesaria para el molino de la corte en dicho casal y mantener el canal y llevar piedra tantas veces como sea necesario a dicho molino, con su propio trabajo y a su propio gasto, y que similarmente deban dichos albaneses llevar la leña necesaria para el molinero cuando la corte se lo requiera; so pena de una onza por contravención.

    11. Item, se ordena y comanda que dichos albaneses no puedan alojar a nadie en dicho casal más de una noche sin expreso permiso de la corte y de sus oficiales so pena de quince carlinos.

    12. Item, se ordena y comanda que cayendo alguna bestia decadente en dicho casal, que inmediatamente lo deban revelar a la corte, o a sus oficiales, so pena de una onza.

    13. Item, se ordena y comanda que si dichos albaneses o uno de ellos llevara cualquier bestia de jumento, cavallar, burro o bovina, la cual dijera que la compró en otro lugar, que deban llevar patente escrita y que dé fe de quien la haya comprado, so pena de perder dicha bestia, eccepto si la compró en el mercado público.

    14. Item, se ordena y comanda que si las bestias de dichos albaneses hicieran algún daño a alguien, si fueran animales grandes come vacas, bueyes, asnos, caballos, y mulas, si fuera de noche pagarán granos diez por bestia a la corte de multa y se pagará el daño al patrón; y si fuera de día pagarán granos cinco por cabeza de bestia, y se pagará el daño al patrón, y ésto se entiende, cuando sean acusados por aquél, y si dentro de tres días aquél retirara [la queja], los albaneses no deberán pagar nada eccepto el gasto del la corte.

    15. Item, se ordena y comanda que dichos albaneses no permitan que el canal del molino se arruine por sus bestias, so pena de quince carlinos por vez que sea dañado.

    16. Item, se ordena y comanda que si dichos albaneses intercambian palabras injuriosas contra sí, o vengan a las manos acusándose, si no se arrepintieran dentro de tres días de la acusación, deban pagar un tarí por hombre acusado, y arrepintiéndose dentro de tres días pagarán dos granos por gastos de la corte.

    17. Item, se ordena y comanda a dichos albaneses so pena de una onza por cada uno, che no haya ninguno de dicho casal que pretenda demandar justicia alguna de otros jueces fuera de Monseñor, o de su oficial, tanto en lo civil como en lo criminal sin expreso permiso de Su Reverendísima Señoría o de sus oficiales.

    18. Item, se ordena y comanda que si dichos albaneses o alguno de ellos quisiera partir de dicho casal, no pueda ni vender ni coger grano o semental de otras personas fuera de los albaneses habitantes en dicho casal, y con el permiso expreso de la corte y de sus oficiales so pena de perder todo lo que haya vendido, y la venta sea nula, y el que lo compre perderá el [dinero del] precio.

    19. Item, se ordena y se concede a dichos albaneses por dicha corte que puedan trabajan y cultivar todos los terrenos pertenecientes a dicho casal, y de todos los terrenos que lavoren, que paguen el justo diezmo de los frutos conseguidos de los terrenos cultivados.

    20. Item, se ordena y se concede a dicho casal y a los albaneses habitantes en él, que deba haber tres personas libres como sigue: El evaluador, que por ese tiempo estará en dicho casal; el recaudador de impuestos, y el comisario durante [el ejercicio de] su oficio, quienes serán exentos de todo pago [de impuestos, etc.].

    21. Item, se ordena y comanda que nadie de dichos albaneses pueda cortar robles ni otra clase de árboles fructíferos existentes en el distrito y territorio de dicho casal so pena de cuatro onzas.

    22. Item, se ordena y comanda que cualquier albanés que hiciera colmenas de abejas en dicho territorio, deba pagar el diezmo cada año de la cera, miel, y de los enjambres que vengan de otras colmenas: so pena de quince carlinos.

    23. Item, se ordena y comanda que si dichos albaneses hacen huertos de azafrán en dicho territorio, deban pagar el diezmo cada año a dicha corte. So pena de quince carlinos.

    24. Item, se ordena y comanda que el recaudador de impuestos que viva en dicho casal deba recoger fielmente todas las acusaciones hechas contra los albaneses: y que las deba revelar al guardián de dicho casal en el espacio de dos días, y haciendo lo contrario, dicho recaudador será penalizado una onza.

    (Continuado)

    Referencia: Código de capitulaciones de Cassano


    1

    The charters and dispositions begun and made between the most reverend Monsenior Thomacello of Naples bishop of Cassano lord of the hamlet of Frassinito of the first part, and the Albanians living in the same hamlet of the other part, in the year of the Lord MCCCCLXXXXJ are these, as follows:

    1. First, the Albanians are obligated to observe to pay every year to the Episcopal Court one tarì for every thatched hut built or to be built in the said hamlet for the whole month of August under penalty of fifteen carlini for each ~.

    2. Item, the said Albanians promise one day of labor for every hut every year or 5 grana per day for the whole month of August to the [advantage/use?] of the said court under penalty of five carlini for each infractor.

    3. Item, The said Albanians promise and are obligated to observe that each Albanian in the said hamlet should pay tithing every year to the said episcopal court of all produce such as wheat, oats, vegetables, millet and flax using the Neapolitan measure under penalty of fifteen carlini: Which tithing the Albanians should take to Castrovillari at their expense and consign to the said court.

    4. Item, the Albanians are obligated to pay the tenth part of all the animals as follows, five grana per calf; as tithing of sheep, goats and pigs after raising them they will pay out of every ten, one, the best; out of every eight, one of medium quality; out of every seven, the worst; and below that number, one grano per each animal: And each Albanian that defrauds the said tithing will be under penalty of two ounces:

    5. Item, they have agreed that in the years when there are acorns available, they should have the said acorns appraised, and if they arrive at the sum of two hundred tumula, the said Albanians should give to the episcopal court one hundred tumula, which should be gathered by the said Albanians of the said hamlet, and if the amount were larger than two hundred tumula, it should belong to the said Albanians without any fee [owed] to the said court, but they should not be able to gather or feed the said acorns [to the animals] without first being appraised, under penalty of fifteen carlini.

    6. Item, it is ordered and commanded that no Albanian living in the said hamlet will be able to sell foodstuffs, acorns, animals to other people beyond those of the hamlet without the express license of the said court, and if the court should desire to buy them for the price that the said foodstuffs and animals are worth, they should sell them to the said court, and upon him who breaks the law should fall the penalty of one ounce for every infraction.

    7. Item, it is ordered and commanded that the said Albanians be bound to include three salmi of grain straw and one of oats for every hut and the one held for the use of the said court every year.

    8. Item, it is ordered and commanded that the said Albanians be bound to pay for each hut, one chicken to the episcopal court every year, under penalty of the said five carlini.

    9. Item, it is ordered and commanded that the said Albanians be bound to make three presents every year to the said court, that is, Christmas, Easter and St. Mary of Cassano, that is on Christmas itself, and every time to present four hens: and one kid in common and four eggs per hut. Under penalty of fifteen carlini for every time they commit an infraction.

    10. Item, it is ordered and commanded that the said Albanians be obligated to carry the necessary wood for the mill of the court in the said hamlet and take care of the Canal and to carry the necessary stone as many times as necessary for the need of the said mill with their effort and at their expense, and similarly the said Albanians should be obligated to carry wood for the need of the miller at the will of the court; Under penalty of one ounce for every infraction.

    11. Item, it is ordered and commanded that the said Albanians may not shelter anyone in the said hamlet for more than one night without the express license of the court and of its officials, under penalty of fifteen carlini.

    12. Item, it is ordered and commanded that if an animal in decline should fall [die?] in the said hamlet, that immediately and unrestrained they should reveal it to the court, or to its officials, under penalty of one ounce.

    13. Item, it is ordered and commanded that if the said Albanians, or any of them were to take an animal such as a donkey, horse, ass and bovine, which were said to have been bought in another place, they should carry along a written certificate, which states from whom they have bought it, under penalty of losing the said animal, with the exception of having been bought at a public market.

    14. Item, it is ordered and commanded that if the animals of the said Albanians do damage to anyone, if they are large animals such as cows, oxen, donkeys, horses, and asses, if it is at night, they will pay ten grana per animal to the court as penalty, and he will pay [for] the damage to the Owner [of the property]; and if it is during the day, five grana per animal, and [for] the damage to the Owner, and if they are small animals, such as sheep, pigs and goats, and if they do damage, they will pay as penalty two grana per head of animal and they will repair the damage to the Owner, and this, it is understood, when they are accused by him who has had the damage, and if within three days the accuser recants the accusation, the said Albanians should not pay anything except the court cost.

    15. Item, it is ordered and commanded that the said Albanians not allow themselves to let the mill canal fall apart by their animals in any part of that canal, under penalty of fifteen carlini for every time that it is damaged.

    16. Item, it is ordered and commanded that if the said Albanians tell each other injurious words, or if they striked each other with fists, accusing one another, and within three days did not recant the accusation, they should pay one tarì per accused man, and repenting within three days they will pay two grana for court costs.

    17. Item, it is ordered and commanded to the said Albanians under penalty of one ounce per person, that there not be anyone in the said Hamlet to presume to accuse or to demand any justice to other judges than to Monsenior or to his officers be it regarding civil, as in criminal matters, without the express consent from His Most Reverend Lordship or from his officials.

    18. Item, it is ordered and commanded that if the said Albanians, or any of them wanted to depart from the said hamlet, he shouldn't be able to sell nor to get corn [grain] [from] other persons than to the same Albanians that live in the said hamlet and with the express license of the court and of its officials, under penalty of losing everything that he has sold, and the sale was null, and that he who has bought it will lose the price [money he has paid].

    19. Item, it is ordered and granted to the said Albanians by the said court that they may work and cultivate all the lands and territories belonging to the said hamlet, and of all those lands that they will labor, to pay the precise tithing of the fruits that they will receive from the said cultivated lands.

    20. Item, it is granted to the said hamlet and to the Albanians who live in it, that there should be three people free, as follows, the Preccia [appraiser] who at the time lives in the said hamlet, the Camarlengo [tax collector], and the Baglivo [sheriff] during their term, who will be exempt from any payment.

    21. Item, it is ordered and commanded that none of the said Albanians in the said hamlet presume to cut oaks or any other kind of fruit bearing tree that grow in the district and territory of the said hamlet, under penalty of four ounces.

    22. Item, it is ordered and commanded that every Albanian that produces beehives [lit. crockeries of bees] in the said territory, be bound to pay tithing every year of the wax, honey and of the bees that they will get from other hives: Under penalty of fifteen carlini.

    23. Item, it is ordered and commanded that all the Albanians that cultivate gardens of saffron in the said territory, be bound to pay the tithing every year to the said court. Under penalty of fifteen carlini.

    24. Item, it is ordered and commanded that the Camarlengo that will live in the said hamlet should gather faithfully all accusations made against the Albanians: And he should reveal them to the conservatore of the said hamlet in the space of two days, and doing the contrary, the said camarlingo will pay the penalty of one ounce.

    (Continued)

    Source: Codex of agreements of Cassano



    Metodo di Trascrizione/Transcription Method

    • Dal Catasto: La maggioranza delle abbreviazioni di nomi, cognomi, paesi di origine e le parentele sono state rimpiazzate con vocaboli che rappresentano i nomi completi, con le lettere mancanti fra parentesi [] per facilitare la loro comprensione. Il testo rimane fedele anche riguardo l'uso di lettere maiuscole da parte dell'autore del documento.

      Del Catasto: La mayoría de las abreviaturas de nombres, apellidos, lugares de origen y las parentelas han sido reemplazadas con vocablos que representan sus nombres completos, con las letras que faltan entre paréntesis [] para facilitar su comprensión. El texto es fiel también en lo que se refiere al uso de letras mayúsculas por parte del autor del documento.

      From the Catasto: Most abbreviations of names, surnames, places of origen and relationships were replaced with words that represent their complete names, with the missing letters placed between brackets [] to facilitate their comprehension. The text is also true regarding the use of capital letters by the author of the document.

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    Fonti / Fuentes Históricas / Sources

    1. Catasto Onciario di Porcile (oggi Ejanina), 1752, Atti e Rivele

    2. Battesimi di S. Basilio Magno, Eianina, 1703 - 1742 (originale incompleto); Battesimi di S. Basilio Magno, Eianina, 1750 - 1795

    3. Morti di S. Basilio Magno, Eianina, 1750 - 1812 (originale incompleto); Morti di S. Basilio Magno, Eianina, 1882 - 1924 (originale incompleto)

    4. Alcuni morti dei registri della Parrocchia di S. Maria Assunta, Frascineto

    5. Atti di Morte, Ufficio di Stato Civile, Frascineto, 1809 -

    6. Altri Archivi Ecclesiastici, Archivi Privati, Biblioteche Pubbliche in Italia e in America

    7. Informazioni varie: Papàs Emanuele Giordano, Parroco di Ejanina; Giovanni Belluscio, Università degli Studi della Calabria

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